Quando pensiamo ai dinosauri ci vengono in mente due categorie contrapposte di animali: veloci e spietati carnivori che grondano sangue dai denti e dagli artigli, da una parte; placidi e colossali erbivori, dall’aria non molto intelligente, dall’altra.

Il Chilesaurus diegosuarezi, descritto nel 2015 su Nature, si sottrae alla dicotomia.

Era un bipede di modeste dimensioni (al massimo tre metri da adulto, coda compresa), vispo, erbivoro, con la testa piccola e smussata, il collo sottile e uno strano becco corneo sulla punta del muso. Con due tozze dita al posto degli artigli, il fare circospetto da grosso tacchino, triturava piante tra i suoi denti piatti nel tardo Giurassico, pascolando in vasti branchi in quella che oggi è la regione di Aysén, nel Cile meridionale.

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Scoperto per caso nel 2004 dal figlio di sette anni del geologo cileno Manuel Suarez durante una perlustrazione nella Patagonia cilena, non ci volle molto perché i paleontologi lo eleggessero ufficialmente come il più bizzarro dinosauro mai trovato.
Gli scopritori alla prima occhiata lo considerarono un teropode, cioè un parente stretto dei tirannosauri e dei velociraptor vissuti in epoche successive, quelli che nei parchi giurassici dei film di solito sgranocchiano umani e schiacciano le jeep sotto le zampe. Ma i teropodi non hanno il becco. Inoltre il loro marchio di fabbrica era quello di essere carnivori specializzati in filetto e interiora di altri rettili. Solo più tardi nel Cretaceo alcuni di loro diversificarono la dieta (sempre una buona idea in contesti ecologici instabili) diventando onnivori e mangiando alla bisogna anche piante, pesci e insetti. Quindi il dinosauro cileno - erbivoro già 150 milioni di anni fa e beccuto, ma con la silhouette slanciata da velociraptor - sembra assai eterodosso come teropode: è una miscela di caratteri così strana da suscitare qualche sospetto.
Il mite Chilesaurus è un mosaico unico di tratti: molti tipici dei teropodi, ma altri più da ornitischio come i denti, il becco e il bacino retroverso. Potrebbe quindi essere un preziosissimo punto di congiunzione, cioè una possibile forma di transizione tra i due gruppi. I “cilesauri” erano molto diffusi e rappresentavano una parte importante del loro ecosistema. Non erano una stranezza marginale. L’inusuale bestia cilena forse è una forma alla base degli ornitischi con caratteri incipienti da teropode, in pratica un ponte tra i due. Il Chilesaurus, stravagante combinazione di pezzi di dinosauri diversi, grande poco più di un canguro, dimostra una volta di più l’esuberante diversità di forme, di dimensioni e di adattamenti assunti da questi rettili che dominarono la Terra per 160 milioni di anni.

Presidiavano le catene alimentari e avevano occupato le principali nicchie ecologiche del pianeta: ovunque, sulla terraferma, nei mari e nei cieli.