L’evoluzione dei giganti

Nel Carbonifero, tra 360 e 300 milioni di anni fa, mentre si stava formando il super-contingente Pangea, il nostro pianeta era una vera Terra dei Giganti.
La abitavano insetti e scorpioni giganti, anfibi giganti, rettili giganti e anche alberi giganti! Noi ci saremmo sentiti dei lillipuziani e ci saremmo fatti mangiare in un batter d’occhio.
E a quel tempo ancora non si erano evoluti i dinosauri, i nostri giganti preferiti, perché la facevano da padrone enormi e famelici coccodrilli.
Fu solo dopo le immani catastrofi di 252 e di 200 milioni di anni fa che i dinosauri presero il sopravvento e si diversificarono diventando, in molti casi, giganteschi. Erano tali soprattutto gli enormi erbivori sauropodi che pesavano decine di tonnellate, come i titanosauri, i brachiosauri e i diplodocidi. Ma persino questi giganti, quando erano obbligati a sopravvivere sulle isole, diventavano più piccoli. Non scherzavano neppure, quanto a dimensioni, i terribili dinosauri teropodi carnivori, come tirannosauri, carnotauri e allosauri.
Tra predatori giganti e prede ancor più giganti si scatenò nel Mesozoico una vera e propria corsa agli armamenti, con mosse e contromosse. Altri teropodi abili cacciatori, come i dromeosauri (tra i quali il velociraptor), scelsero invece dimensioni più snelle, rapidità di movimenti e caccia in gruppo.
 Nell’evoluzione come sempre le strategie di sopravvivenza sono molteplici, non c’è mai una via obbligata.

I mammiferi che ereditarono il mondo dopo l’estinzione di quasi tutti i dinosauri si trovarono a scorrazzare in ambienti semivuoti. Così si diversificarono e anch’essi aumentarono di stazza, tramutandosi spesso in mastodonti come il più grande mammifero erbivoro terrestre mai esistito, l’Indricotherium, o balene gigantesche come il Basilosauro (che però era comunque meno della metà di un’odierna megattera). E poi bradipi giganti, gliptodonti, felini possenti. In Australia prima dell’arrivo di un primate di mezza taglia di nome Homo sapiens (non tanto gigante, ma ottimo cacciatore) viveva un’intera “megafauna” di marsupiali colossali: canguri e vombati giganti, feroci leoni marsupiali. Lo stesso nelle Americhe. Oggi i mammiferi giganti terrestri sono quelli che superano la tonnellata: elefanti, rinoceronti, ippopotami, giraffe.
indricoterio.jpg L'Indricoterio. Un modello a grandezza naturale si può ammirare al Parco Natura Viva, nell'Extinction Park

Invece nell’evoluzione alternativa della Nuova Zelanda, in assenza di mammiferi terrestri (che non salirono a bordo quando l’arcipelago si staccò), a diventar giganti furono gli uccelli. Il moa svettava con il suo lunghissimo collo oltre i tre metri e mezzo. Nonostante la mole, doveva guardarsi dagli artigli dell’aquila gigante di Haast.
Il più grande dei pappagalli, il kakapo, è neozelandese e non riesce più a volare. Ma anche gli invertebrati in Nuova Zelanda non scherzano, come l’antichissimo e affascinante Wetapunga, un insetto gigante notturno parente di grilli e cavallette che si aggira da quelle parti da 180 milioni di anni, cioè dal tempo dei primi dinosauri!
 
 

Ma conviene proprio diventar giganti?

Perché certi animali nel corso della loro evoluzione aumentano a dismisura le dimensioni corporee, diventando quindi più lenti e goffi, e avendo bisogno di più nutrimento? Si tratta di un adattamento costoso, che però si è ripetuto molte volte nella storia naturale, quindi evidentemente offre altri vantaggi che bilanciano gli inconvenienti.
I vantaggi del diventar giganti sono molteplici.
Come insetto, puoi produrre più uova, oppure, come uccello, deporre grandi uova piene di nutrimento.
Se non hai predatori e trovi il cibo a terra, chi te lo fa fare di volare? Di solito i giganti sono più resistenti, longevi, e dominano il loro ambiente. Inoltre, più un animale è grande e più il rapporto superficie-volume del suo corpo è minore, quindi disperde il calore più lentamente.
Un gigante è meno soggetto a predazione e può difendere meglio i suoi cuccioli. Spostarsi costa meno e il metabolismo rallenta: si può insomma vivere in modo meno spasmodico.

uomo-flores.png Ma non è una strada obbligata: se le risorse scarseggiano, ti conviene diventare più piccolo, come è successo persino a una stranissima specie umana pigmea, vissuta fino a 50mila anni fa su un’altra isola, Flores, in Indonesia.
Di umani giganti invece non vi è traccia nell’evoluzione. A noi per dominare l’ambiente, pure troppo, bastano intelligenza e adattabilità.

Ciò non toglie che… dai giganti possiamo imparare molto. Sentirsi per un giorno lillipuziani può essere un’esperienza molto formativa, se non altro per apprezzare la magnificente diversità delle forme di vita.