I gelada sanno disegnare

Le prime immagini

ECCO COME I GELADA USANO LE PIETRE PER DISEGNARE

pubblicato il video


Comunicato stampa Parco Natura Viva 24/11/2022

Per la prima volta, due maschi di gelada sono stati ripresi mentre disegnavano servendosi di pietre colorate. E la prima firma sullo studio internazionale pubblicato sul Journal of Ethology è italiana. A darne notizia il Parco Natura Viva di Bussolengo, partner del progetto di conservazione per questa specie e unico parco zoologico italiano ad ospitarla. Lo studio era stato annunciato agli inizi di ottobre al Convegno Nazionale della Ricerca nei Parchi che lì si era svolto ma le immagini video sono state diffuse solo adesso, con la pubblicazione del paper scientifico.
Gli studi del parco zoologico sul lago di Garda avevano già dimostrato che i gelada, come la maggior parte dei primati, fossero in grado di vedere i colori grazie alla visione tricromatica tipica della specie umana. “E anche la loro capacità di utilizzare matite colorate e pennarelli è già nota alla letteratura scientifica”, fa eco Elisabetta Palagi, professoressa del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, prima autrice dell’articolo scientifico siglato anche da Virginia Pallante (Università di Amsterdam), Achim Johann (NaturZoo di Rheine) e Mike Huffman (Università di Kyoto). “Ma mai prima era stata documentata la scelta spontanea di usare pietre colorate in base alla consistenza e al colore, utili ai due esemplari per produrre segni sulle rocce”. 

I protagonisti in questione sono Bernd e Bako, due maschi della colonia di gelada ospitata allo zoo di Rheine, in Germania. Che nel loro reparto hanno trovato alcuni scarti di materiale edile. “Mentre Bernd - prosegue Palagi - ha sviluppato una tecnica che consiste nello strofinare in modo ripetuto una pietra su una superficie orizzontale o verticale, la tecnica di Bako è apparsa più complessa. Dopo aver selezionato la pietra, il cui colore contrastava con quello della superficie, Bako la strofinava in modo vigoroso producendo polvere e piccoli frammenti colorati. A questo punto afferrava i piccoli frammenti tra pollice e indice (presa di precisione) e tracciava dei segni sulla superficie. Nonostante non sia possibile affermare con certezza che l’intenzione dei due maschi fosse deliberatamente quella di colorare una superficie, i due hanno mostrato una forte preferenza nella scelta dei supporti. Queste azioni infatti avvengono quasi esclusivamente laddove la pietra può lasciare il segno, raramente vengono scelte superfici inconsistenti. Inoltre, quando impegnati in queste attività “artistiche”, gli individui mostrano una grande attenzione a quanto stanno facendo, non distogliendo quasi mai lo sguardo dalla superficie su cui avviene il rilascio del colore. Segno che la creatività e l’innovazione, attività ritenute quasi esclusivamente umane, possano invece avere radici antiche nell’evoluzione”, conclude Palagi. 

I gelada sono primati unici nel loro genere, strettamente erbivori, originari di un’unica zona dell’Africa che ancora li vede sopravvivere: gli altipiani etiopi, dove si riuniscono in comunità che superano anche i mille individui. Conoscere meglio le loro attitudini e le capacità che sanno sviluppare, significa proteggerli in maniera più efficace.

 

Il VIDEO 
utilizzabile solo se correlato a questa notizia con credit "immagini del team di ricerca registrate ai fini di studio presso lo zoo di Rheine"



 
 




I GELADA SANNO DISEGNARE

in uscita il video-paper che lo documenta



Comunicato stampa Parco Natura Viva, 07/10/2022.

Non basta più parlare di conservazione della biodiversità. La comunità scientifica che si occupa di specie animali a rischio estinzione adesso discute di “biolibertà”. E lo fa pubblicando un “video-paper”, ovvero un articolo scientifico basato su evidenze video mai documentate prima.
Lo studio italiano che sta per essere pubblicato stabilisce per la prima volta che i gelada, meglio conosciuti come “scimmie dal cuore sanguinante”, sanno disegnare. Ma che non si tratta di un comportamento osservato in natura, bensì manifestato in esemplari nati e ospitati in un parco zoologico. “Bioliberi” dunque di esprimere un repertorio comportamentale in alcune condizioni invece che in altre.

L’annuncio della prima pubblicazione imminente su questa specie arriva durante la prima giornata del 12° Convegno Nazionale della Ricerca nei Parchi, in corso al Parco Natura Viva di Bussolengo, dove fino a domenica 9 ottobre si riuniranno biologi, veterinari, etologi ed esperti da più di dieci università italiane e straniere. E dove tutto ruota intorno alle ultime scoperte del regno animale.
A riscrivere le regole con cui si studia il comportamento delle specie a rischio estinzione è la primatologa Elisabetta Palagi, professoressa del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, prima autrice dell’articolo scientifico in uscita.
“Che gli scimpanzé sappiano disegnare - spiega la professoressa dell’ateneo pisano - è cosa nota. Alcuni loro disegni sono stati addirittura venduti. Ma qui la differenza sta nel fatto che agli animali non sono stati messi a disposizione pennarelli o pastelli colorati”. Accadde infatti allo zoo di Rheine che fossero lasciati nell’enclosure dei gelada, primati non proprio "vicini" all'uomo come gli scimpanzé, alcuni materiali edili di scarto. “Ci siamo accorti - prosegue Palagi - che gli esemplari li scegliessero in base alla consistenza e al colore, utilizzandoli per produrre segni sulle rocce in alcuni punti preferiti”. E la costante era che li utilizzassero in zone molto solide, verticali od orizzontali.

Pitture rupestri in piena regola, anche se “non si può dire ancora - ammonisce la primatologa - che il loro fosse un comportamento consapevole. Di certo c’è però che integrare l’osservazione in un parco zoologico con quella in natura, ci permette di capire le potenzialità di ciascun individuo. E quindi di proteggerlo con maggiore efficacia”.

Gli unici gelada a vivere in Italia, abitano al Parco Natura Viva. E sono primati unici nel loro genere, strettamente erbivori, originari di un’unica zona dell’Africa che ancora li vede sopravvivere: gli altopiani etiopi, dove si riuniscono in comunità che superano anche mille individui. Conoscere meglio le loro attitudini e le capacità che sanno sviluppare, significa proteggerli in maniera più efficace.


Foto:

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